Pietro Chiari, poligrafo bresciano del Settecento – Brescia, 14/12/2012

Pietro Chiari, poligrafo bresciano del Settecento

Brescia, Ateneo di Scienze, Lettere e Arti, Via Tosio 12 – Venerdì, 14 dicembre 2012

Convegno di studi nel bicentenario della nascita

Con il patrocinio della Società Italiana di Studi sul secolo XVIII

 

Programma:

 

Mattina, ore 10.00

Saluti delle autorità

 

Fabio Danelon (Università di Verona – Ateneo di Brescia), Introduzione

 

Presiede Pietro Gibellini (Università di Venezia – Ateneo di Brescia)

 

Stefano Calabrese (Università di Modena e Reggio Emilia), Il fondamento del romanzo europeo nel Settecento: l’omodiegesi

Gilberto Pizzamiglio (Università di Venezia), Pietro Chiari giornalista a Venezia

Piermario Vescovo (Università di Venezia), Chiari e il teatro

 

Pomeriggio, ore 15.00

Presiede Luigi Amedeo Biglione di Viarigi (Ateneo di Brescia)

 

Ennio Ferraglio (Biblioteca Queriniana – Ateneo di Brescia), Chiari e la cultura bresciana del Settecento

Valeria Tavazzi (Università di Roma La Sapienza), Le commedie in versi e le polemiche teatrali

Cristina Cappelletti (Università di Verona), “Un oggetto che allettar può la curiosità degli oziosi”: i romanzi dell’abate Chiari

Elisabetta Selmi (Università di Padova – Ateneo di Brescia), “La mia istoria”, ‘opera narcotica’ di Francesco Gritti

 

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Pietro Chiari (Brescia 1712 – ivi 1785), figlio di un militare bresciano al servizio della Repubblica di Venezia, si dedicò agli studi letterari presso i Gesuiti, entrando poi nella Compagnia e insegnando nei collegi di Modena, Bologna e Parma. Abbandonata la carriera gesuitica nel 1744, dopo aver fatto il segretario e il precettore, approdò a Venezia e diede inizio alla sua carriera di letterato. Nel 1749 compose la Scuola delle vedove, commedia che faceva il verso alla goldoniana Vedova scaltra e che decretò l’inizio della rivalità tra i due autori, i quali si daranno battaglia sui palcoscenici della Serenissima sino al 1761. Nel 1753 il Chiari compone quello che possiamo considerare il primo romanzo della nostra letteratura, La Filosofessa italiana, rifacendosi ai moderni romanzi inglesi e francesi. Lasciata Venezia, come Goldoni, nel 1762, fece ritorno nella natia Brescia, dove continuò per oltre vent’anni a comporre romanzi, libretti per musica, testi teatrali, poesie d’occasione e il poemetto bernesco Il teatro moderno di Calicut. Nonostante la sua ricca produzione, il nome del Chiari è rimasto legato soprattutto alla rivalità con Goldoni; ma, “con tutti i suoi difetti, al Chiari non si può contrastare il vanto d’aver dirozzato una quantità di persone d’ambidue i sessi, d’aver ispirato un qualche genio per le lettere al popolo, e una certa smania di scrivere, d’imitare, di verseggiare, che, se non altro, trasse alcuni dal lezzo dell’ignoranza  in cui sarebbero rimasti sepolti” (Gazzetta urbana veneta, 26 gennaio 1788).